CONTRO LA “NORMALITÀ” DELLA INTIMIDAZIONE NERA
Da diverse settimane, anzi da anni, Milano si trova ad essere l’epicentro di provocazioni e fatti di cronaca che ne fanno un fronte aperto tra movimenti di estrema destra e mobilitazione antifascista. Sarebbe meglio dire, tra il presidio democratico di cittadini, associazioni, istituzioni e uno schieramento organizzato e determinato, apertamente estraneo all’arco civile, costituzionale ed europeo.
Le notizie si susseguono con snervante costanza, dai raduni abusivi e forzati nell’hinterland, ai festival neonazisti internazionali, passando per le reiterate minacce contro Saverio Ferrari e il suo Osservatorio sulle nuove destre. Da ultimo, il vandalismo brutale subito dall’Istituto Pedagogico della Resistenza, devastato da ignoti nel capoluogo lombardo pochi giorni fa, con particolare accanimento sulla biblioteca.
Le notizie si riducono a trafiletti sempre più invisibili, confinati al passaparola digitale, o alle dichiarazioni di condanna dell’associazionismo vigile, in primis l’ANPI. Si tratta di fatti sempre meno “rilevanti” per l’opinione pubblica, forse distratta o poco appassionata di storia del XX secolo; o forse, ancora peggio, assuefatta ad un “rumore di fondo” della città (in questo caso, ma non a caso, Milano), in cui il clima del confronto tra idee diventa cupo e intimidatorio a piccole dosi, graffito dopo graffito, una svastica dopo l’altra. Pestaggi, scontri, adunate, minacce spesso mantenute, nell’impunità e nell’indifferenza.
Nell’esprimere solidarietà ai colleghi dell’Istituto Pedagogico, alle associazioni antifasciste attive a Milano e ovunque in Italia, ai cittadini coraggiosi che osservano e denunciano, il nostro pensiero più accorato va a quanti sono attenti a queste piccole grandi ferite del tessuto democratico. L’appello è quello di lottare prima di tutto contro la normalità apparente di queste cronache, questa violenza a bassa tensione, questo “marginale” sottofondo ideologico insidioso che diventa tutt’uno col paesaggio della comunità, della Nazione. Fino al punto da doversene accorgere, per forza. Il nostro pensiero va anche agli autori sconosciuti, giovani e meno giovani, di queste azioni, che partono dal travisamento della storia, e ci indicano la necessità di una diffusa alfabetizzazione sui valori della democrazia.
Prima, molto prima, c’è la coscienza civile delle donne e degli uomini di questo Paese, di Milano come di ogni contrada. Per mantenere quella coscienza noi continuiamo il nostro lavoro quotidiano di cultura democratica.
ISTITUTO ALCIDE CERVI