Blog a cura di Raffaella Ilari con approfondimenti e interviste agli organizzatori, agli ospiti e al pubblico del 16° Festival di Resistenza.
Trasformare il gesto artistico in atto politico
Intervista a Agata Tomsic e Davide Sacco, Compagnia ErosAntEros
“Chi ai nostri giorni voglia combattere la menzogna e l’ignoranza e scrivere la verità, deve superare almeno cinque difficoltà. Deve avere il coraggio di scrivere la verità, benché essa venga ovunque soffocata; l’accortezza di riconoscerla, benché venga ovunque travisata; l’arte di renderla maneggevole come un’arma; l’avvedutezza di saper scegliere coloro nelle cui mani essa diventa efficace; l’astuzia di divulgarla fra questi ultimi. Tali difficoltà sono grandi per coloro che scrivono sotto il fascismo, ma esistono anche per coloro che sono stati cacciati o sono fuggiti, anzi addirittura per coloro che scrivono nei paesi della libertà borghese.”
(B. Brecht, Prologo a Cinque difficoltà per chi scrive la verità)
È con un testo di Bertolt Brecht che si conclude la 16^ edizione del Festival Teatrale di Resistenza con la lettura-concerto “Sulla difficoltà di dire la verità” della Compagnia ErosAntEros, ideazione di Davide Sacco e Agata Tomsic, anche in scena, che trae spunto dallo scritto politico-letterario brechtiano “Cinque difficoltà per chi scrive la verità”. La Compagnia, nata nel 2010 dall’unione di Davide e Agata, conduce una ricerca artistica capace di far confluire nella forma teatrale una moltitudine di linguaggi espressivi eterogenei con l’obiettivo di agganciare il teatro alla vita e fare dell’immaginazione un’arma per trasformare il reale.
Perché la scelta di lavorare su questo testo di Brecht?
Agata – Questo progetto nasce nel 2013 quando stavamo lavorando ad uno spettacolo che successivamente ha preso il titolo “Come le lucciole” e che indagava la questione del rapporto tra artista e società contemporanea. Quel lavoro ci ha fatto scoprire delle potenzialità sonore e vocali nella relazione tra la mia voce e il live electronics di Davide che abbiamo deciso di indagare anche con un’altra forma.
Quel momento del nostro percorso, anche molto importante perché attraverso questi due lavori abbiamo messo in discussione il nostro fare proiettandoci verso lo spettatore, verso una ricerca attoriale più approfondita e anche verso una politicizzazione degli argomenti che stavamo indagando con la nostra ricerca teatrale, ci ha avvicinati a Bertolt Brecht. Inizialmente avevamo pensato di dedicare una forma di lettura-concerto ad alcuni suoi testi poetici. Poi, leggendo e studiando gli scritti sulla letteratura e sull’arte, ci siamo innamorati di questo saggio “Cinque difficoltà per chi scrive la verità” scritto nel 1934, dopo l’avvento di Hitler al potere, che conservava secondo noi degli argomenti purtroppo ancora maledettamente attuali a cui sentivamo esigenza e desiderio di dare voce attraverso il nostro fare teatrale.
Abbiamo svolto questa operazione ispirati anche ad alcune citazioni di Walter Benjamin nei suoi saggi sul concetto di storia dove lui individua nel concetto di citazione uno strumento per estrapolare un’immagine di un passato oppresso e dargli una nuova possibilità per realizzarsi nel presente e nel futuro, di stimolare nel presente chi viene infiammato da questo passato e la possibilità di immaginare un futuro diverso, più giusto per tutti.
Una lettura-concerto: come avete lavorato sulla parola e la musica?
Davide – Abbiamo voluto affrontare questo saggio di Brecht quasi nella sua interezza, operando soltanto piccoli tagli e adattandolo un po’ alla scena. Il testo è già diviso in prologo, cinque punti ed epilogo. Abbiamo lavorato in sala sul dialogo continuo tra la voce e il suono con i miei interventi che in alcuni momenti fanno da sottofondo alle scene, in altri si vanno ad inserire come delle lame o come un vero e proprio contrappunto, in altri ancora sono momenti più ritmici. In particolare questi momenti ritmici corrispondono a due inserimenti: abbiamo voluto inserire non solo il saggio di Brecht ma anche due sue poesie dello stesso periodo che trattano le stesse questioni. Agata con la sua voce tocca registri molto differenti: in alcuni passaggi ha una voce distorta, derisoria nei confronti di alcune espressioni che porta, mentre in altri è molto più aggressiva o ancora più dolce e misteriosa. Abbiamo lavorato in dialogo tra la voce e il suono.
Gesto artistico trasformato in atto politico. Quale è il ruolo dell’artista nella società?
Agata – Questa domanda è stata al centro dell’altro nostro lavoro “Come le lucciole” ed è tuttora centrale per tutti i progetti che facciamo. Sicuramente il gesto politico che l’artista può fare è proprio quello di sviluppare pensiero critico, stimolare lo spettatore ad interrogarsi, senza individuare da parte nostra delle risposte sicure ma riflettere insieme anche approfondendo attraverso il proprio vissuto personale ciò che stiamo indagando con i nostri lavori.
Brecht diceva che ciò che contava nel suo teatro non era solo interpretare il mondo ma trasformarlo. Ecco, pensiamo che attraverso il pensiero sul proprio presente, ma anche sul passato perché può essere specchio su cui riflettere il proprio presente, si possa grazie alla forza dell’arte pensare, immaginare il proprio futuro e ad un mondo che si può trasformare a seconda delle proprie necessità.