Praticare memoria, ricostruire partecipazione nell’Appennino del terremoto

“Se non resistiamo a questo, a che cosa resistiamo?”
Giorgio Roselli, ANPI Caldarola

L’Istituto Cervi si è recato sabato 30 settembre a Caldarola, in provincia di Macerata, per una seduta straordinaria dei propri organismi riuniti assieme alle istituzioni e alle realtà associative antifasciste locali, tra cui in particolare ANPI, “Terre in moto”, “Brigate della solidarietà” e Istituto storico delle Marche, nella prospettiva di una collaborazione concreta ad un anno dal sisma che ha gravemente colpito questa zona.
Il Vicesindaco di Caldarola, Debora Speziali, apre l’incontro con un ringraziamento a tutte le realtà presenti per il loro impegno in un territorio messo in ginocchio dal terremoto e oggi a rischio di abbandono e spopolamento.
La frase del volontario e attivista memoriale di Anpi Caldarola, Giorgio Rosselli, “Se non resistiamo a questo”, costituisce forse la sintesi migliore della situazione di questo territorio dopo il sisma. “Il ‘questo’ a cui si riferisce Giorgio”, osserva Leonardo Animali, membro marchigiano del Consiglio di Amministrazione del Cervi “è un metodo, una sorta di ‘super io’, con cui da un anno a questa parte si procede nel rispondere ai cittadini e ai loro diritti essenziali – il diritto alla casa, al lavoro, ai servizi, diritti che stanno nella Costituzione – e a cui occorre resistere”. Un modus operandi, spiega Animali, che decide per (e non insieme a) i cittadini, e che non è la sintesi di un processo partecipativo democratico di ascolto, condivisione, informazione e mediazione con chi vive nelle comunità colpite dal sisma.
L’incontro a Caldarola, sottolinea la Presidente dell’Istituto Cervi Albertina Soliani, è non solo un’occasione di conoscenza e arricchimento, ma anche un’opportunità concreta per fare squadra e rafforzare la rete delle comunità e dei territori uniti dai valori dell’antifascismo, della democrazia e della memoria.
“Come continuare a resistere?”, chiede Albertina Soliani, “La difesa della democrazia e dei diritti, le ‘memorie in cammino’ di queste comunità sono il metodo attraverso cui entrare nella consapevolezza del presente”.
Tutte le cariche istituzionali di Casa Cervi e i rappresentanti delle istituzioni e delle associazioni convocate presso la struttura della Protezione Civile di Caldarola confermano con questo incontro la loro ferma volontà e il loro impegno concreto per tenere unito il tessuto sociale, il paesaggio umano, la memoria e l’identità di un territorio così segnato dal disastro naturale, attraverso fili di memoria resistenziali e non solo.
Insieme ai già citati Debora Speziali, Giorgio Roselli, Leonardo Animali e Albertina Soliani, sono intervenuti all’incontro di Caldarola: Fiorella Ferrarini, Coordinatore del Consiglio nazionale del Cervi, Lorenzo Marconi, Coordinatore regionale Anpi Marche, Paolo Coppari, Presidente Istituto storico Marche, Simone Vecchioni, rappresentante di “Terre in moto”, Marco Fars delle “Brigate di Solidarietà attiva”, Daniele Borghi, Coordinatore regionale Libera Emilia-Romagna, Claudio Silingardi, Direttore dell’Istituto Nazionale Ferruccio Parri, Aldo Montermini di Anpi Parma e Anna Bigi, membro del Consiglio nazionale e figlia di Maria Cervi.
Durante la giornata i partecipanti all’incontro hanno avuto la possibilità di visitare il paese di Caldarola e la vicina Montalto, zone profondamente ferite dal terremoto, in cui tuttavia sono ben riconoscibili i segni della memoria antifascista, paesaggi, sentieri, muri e cippi che segnano i territori in cui i partigiani hanno trovato rifugio, conforto e collaborazione da parte degli abitanti dell’Appennino.
In particolare l’Istituto Cervi si è impegnato a realizzare nell’ambito della Summer School Emilio Sereni del 2018, intitolata “Paesaggio e democrazia”, un percorso dedicato alla democrazia nei territori dell’Appennino feriti dal sisma.
La volontà comune espressa da tutti i partecipanti alla giornata è quella di realizzare una rete di scambio e di attività in questi luoghi dall’Italia antifascista, e in particolare nelle zone più colpite dal terremoto, per combattere la frammentazione, per ricostruire e far rivivere il paesaggio, per tenere unite le comunità attorno alla memoria democratica, un patrimonio che va coltivato insieme, specialmente in un momento di crisi generale della democrazia come quello presente, e con rinnovata determinazione, nei momenti di grande difficoltà come quello che stanno affrontando le comunità marchigiane e del centro Italia.

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