Sarò in Campidoglio oggi per raccontare a chi non sa o ha dimenticato l’inizio della storia tragica fascista e nazista che ha travolto l’Italia, l’Europa e il mondo. Non stupisce l’ignoranza, giacché il tempo cancella la storia, se non vive la memoria. Stupisce che di nuovo si cerchi di affermare in Italia e nel mondo quel crogiolo di paura, egoismo, prevaricazione che porta un nome solo: fascismo. Il nome della barbarie del XX secolo. Per questo siamo semplicemente antifascisti.
ALBERTINA SOLIANI, Presidente Istituto Alcide Cervi
In una democrazia compiuta non si marcia su una città. Si cammina insieme verso maggiori diritti, per la giustizia sociale per la legalità e nella legalità.
Qualunque cosa accada oggi, 28 ottobre 2017, 95 anni esatti dalla funesta Marcia su Roma, ci sono fatti che andranno ricordati. Il primo fatto è che al culmine di anni, decenni in realtà, di provocazioni sempre più ardite, in cui la soglia di coscienza civile nel Paese è stata più volte spostata verso il basso, le forze neaofasciste italiane hanno varcato ogni pudore, portando l’apologia del fascismo direttamente nel calendario, diremo, incivile. Commemorare la Marcia su Roma, che incarna il mito fondativo, la suprema liturgia dell’ascesa al potere di Mussolini, è l’atto definitivo di spudorata rivendicazione. Da quella data, il regime nel suo progetto totalitario, aveva azzerato il calendario, fermato il tempo e la storia, per iniziare la sedicente Era Fascista.
Il secondo fatto è che lo Stato italiano, la Repubblica democratica fondata sul lavoro e nella Resistenza, nata grazie alla sconfitta del fascismo, ha risposto con fermezza e senza ambiguità: la nuova marcia su Roma non si farà. E se si farà, sarà perseguita. Qui in gioco non c’è la libertà di pensiero, ma la dignità stessa della Repubblica, il senso stesso della convivenza democratica. Fascismo e Democrazia non possono convivere nello stesso habitat sociale e politico, semplicemente. L’uno nega l’altra, il che va oltre le opinioni, ma ha più a che vedere con le leggi fondamentali della civiltà.
Il terzo fatto è che questo conflitto tra illegalità aniticostituzionale e tutela della democrazia è arrivato nel cuore di una stagione politica e sociale che ha dibattuto aspramente su questi temi. Dalla cronaca all’agenda parlamentare, fascismo e antifascismo tornano ad animare le opinioni, eternamente sospese tra storia e politica, tra anacronismo e urgenza civica, nostalgia e vigilanza.
Qualunque cosa accada in questo cupo anniversario, l’Italia non è pronta a liberarsi del suo passato, non ha saldato i conti morali con la propria storia. Non ricorda abbastanza, non ricorda bene. E quindi non può rinunciare a questo dibattito, non sempre all’altezza della posta in gioco.
La posta è sempre la stessa: la libertà degli individui in una società sempre più complessa. Non la libertà di pensiero, ma la libertà di esistere: esattamente quella libertà negata dalla natura prima e ultima di tutti i fascismi. Dall’Anno I dell’Era Fascista, cioè dopo quella Marcia che generò lo scellerato cedimento istituzionale alle intimidazioni, quella libertà di essere qualcos’altro dal fascismo venne negata a tutti gli Italiani. E poi ai Tedeschi. E poi a tanti Europei. Iniziò in quella data, quando la paura prevalse sulla responsabilità, e la fermezza dello Stato venne meno.
Oggi, 28 ottobre 2017, non accadrà, non è accaduto. E non accadrà mai, perchè tante voci, da Casa Cervi, come da tante piazze e strade e quartieri d’Italia, si leveranno sempre in difesa della libertà. Quella vera. Quella antifascista.
MIRCO ZANONI
Istituto Alcide Cervi