La recente adesione a Casa Pound del Sindaco di Trenzano, nella bassa bresciana, rappresenta un ulteriore passaggio di Stato, nella progressiva espansione della destra neofascista nelle istituzioni. La prima volta di una fascia tricolore, di un rappresentante ufficiale della Repubblica, pure in un piccolo comune, apertamente fascista. Del terzo millennio.
È una notizia, purtroppo, tutt’altro che inattesa, e ricorda l’avanzata per niente silenziosa di Casa Pound nel panorama democratico italiano. A partire dal 2011, quando questa sigla iniziò a presentare propri candidati e proprie liste alle amministrative, squarciando ogni pudore ideologico: all’epoca furono solo consiglieri comunali ad Arezzo e Figline Valdarno. Da allora, i neofascisti di Casa Pound non hanno mai più fatto mancare la presenza a qualunque tornata elettorale, dalle politiche alle europee, in apparentamento o in autonomia. Sfondando ogni argine, trovando mollezza nell’ossatura democratica del Paese.
Da quel momento è sempre stato un crescendo, in proporzioni geometriche, e non solo nelle periferie romane: Bolzano, Lucca, Todi, Grosseto, Isernia, per citare solo i casi più eclatanti e le città maggiori. Fino all’exploit di Ostia con il 9% dei consensi. Percentuali ben lontane dall’irrilevanza statistica, dalla nota di colore nero della politica italiana. Una rappresentanza stabile, avviluppata alle istituzioni e al sistema democratico della Paese che non conosce battute d’arresto, ma solo crescita. Questo, unito alla ormai incistata presenza di Forza Nuova, completa il quadro: il partito “storico” dell’ultradestra italiana mantiene percentuali marginali, ma presenze confermate nei consigli comunali dei piccoli e piccolissimi paesi, al nord come al centro e al sud.
L’avanzata del neofascismo elettorale non ha mai conosciuto ostacoli nell’ordinamento giuridico ed istituzionale della Repubblica. Mentre ci interroghiamo sul significato formale e simbolico di un sindaco di Casa Pound, e molti chiedono un interessamento delle più alte cariche dello Stato, va detto che nessuna vigilanza costituzionale è stata applicata mentre forze politiche dichiaratamente fasciste entravano nei consessi democratici. Fin dall’inizio. Liste e candidati si sono succeduti, indisturbati, fino al culmine della presentazione di un simbolo col fascio littorio, nel mantovano. Simbolo regolarmente ammesso dalla Prefettura e dalle autorità competenti. Come dire che la aberrante “normalità fascista” nel nostro dibattito pubblico non ha avuto bisogno di nascondersi, non ha usato espedienti o ambiguità. Si è sempre presentata all’atto di consacrazione democratica per quella che è: una fiera rivendicazione dei valori e degli ideali del fascismo, cioè il suo esatto contrario.
Le risposte possibili: per chi invoca il ripristino della legalità, duole segnalare che una applicazione ferma delle norme a tutela della Costituzione antifascista non è mai stata praticata. La legalità, più che ripristinata, andrebbe istituita, e una giurisprudenza in tal senso va letteralmente creata. Alcuni intellettuali ritengono questa battaglia di legalità in difesa dell’antifascismo fuori tempo massimo: le istituzioni italiane avrebbero dovuto porre argini alla sopravvivenza della cultura fascista e alla sua rinascita fin dagli albori della democrazia. Il fascismo, nostalgico o del terzo millennio che sia, è antitetico alla Costituzione, e dunque il vizio di fondo è antico e durevole.
Altri ritengono che la difesa delle istituzioni antifasciste per via giudiziaria sia perdente sul piano culturale. Incrocia la tradizione giuridica liberale sulla libertà di pensiero. Salvo dimenticare che la forma e la sostanza del fascismo, nella sua matrice ideologica, è la negazione stessa di questa libertà. Il tema resta aperto, in parlamento e nella società, nelle aule di giustizia e nelle piazze.
L’Istituto Cervi ha da sempre sostenuto che l’antifascismo nelle istituzioni non è mai abbastanza, perchè è la materia stessa della democrazia. Continuerà a sostenerlo ad ogni occasione, consci del fatto che si tratta di una battaglia di lungo periodo, nella classe dirigente come degli apparati dello Stato. Formazione e consapevolezza civile sono le risorse che Casa Cervi può mettere a disposizione, insieme alla mobilitazione delle sigle associative che già quotidianamente si impegnano nella stessa battaglia.
L’altro fronte, infatti, è proprio il consenso. Per quanto la penetrazione istituzionale di Casa Pound desti sconcerto giuridico, l’allarme vero è il seguito crescente che queste organizzazioni raccolgono tra i cittadini. Catalizzandone il risentimento, prima ancora che l’adesione ideologica, in una miscela venefica di nostalgie mai metabolizzate e modernissima identità antisistema. Per fasce di cittadini sempre meno trascurabili, il fascismo è la soluzione ai problemi della società, e le percentuali alle amministrative consentono un’ambizione parlamentare di queste forze alle prossime elezioni politiche.
Casa Cervi è un luogo di coscienza democratica. E da luoghi come questo ogni giorno si svolge una funzione di disseminazione culturale paziente, di formazione civica, di didattica della responsabilità, per ogni età. Ci sono sedi per il contrasto, anche frontale, alle provocazioni e all’audacia del neofascismo nelle nostre città e paesi. Ci sono istituzioni culturali, sociali ed educative che ingaggiano questa deriva in ogni ambito della vita pubblica, dall’ANPI, all’ARCI, ai sindacati, fino ad arrivare a tutte le sigle della mobilitazione democratica. L’Istituto Cervi rappresenta, in tutto questo, una tappa della consapevolezza antifascista. Una casa ideale e sostanziale per tutti i cittadini che hanno a cuore la Costituzione, l’eguaglianza, la civiltà democratica. E’ questo ruolo che intendiamo giocare, fino in fondo. Luogo di appartenenza alla famiglia umana, accogliente e dialogante, prima ancora che luogo di memoria.
Inviteremo tutte le istituzioni, tutte le associazioni, tutti la cittadinanza che avverte l’urgenza di questa rinascita culturale dell’antifascismo. Non come messaggio di rimando ai neofascisti, ma come LA risposta alla crisi della democrazia. Sfuggire alla logica della reazione, uguale e contraria, è il primo passo per contrastare la subalternità culturale che l’antifascismo a volte patisce di fronte alla indifferenza, alla sottovalutazione, alla superficialità dei pensieri mediocri, di fronte alle sfide dei tempi odierni.
Casa Pound, dunque, per la debolezza intrinseca dello Stato, non solo può esistere: in questo amaro paradosso ha potuto e può presentarsi a libere elezioni. Può vincere e ha vinto seggi, spazi di legittimità inconcepibili, in un ordinamento davvero antifascista. Ma la vera sfida è batterli sul campo, prosciugare il loro consenso con la forza della cultura democratica. Cancellare le loro percentuali non per legge ma per sostanza. Casa Cervi, la casa del popolo italiano, esiste per questo, e continuerà il proprio lavoro ogni giorno.
Per questo il 5 dicembre l’Istituto Cervi riunirà il Consiglio Nazionale, espressione della sua vasta rete istituzionale, per farsi carico di questa istanza. E lo stesso giorno il CdA si riunirà per deliberare azioni concrete in tal senso. Fare, insomma… contro il disfare antistorico del vecchio e nuovo fascismo.
MIRCO ZANONI
Coordinatore Culturale Istituto Cervi
[Foto in evidenza, dell’interno del Museo Cervi, di Luigi Ghirri]