Blog a cura di Raffaella Ilari con approfondimenti e interviste agli organizzatori, agli ospiti e al pubblico del 17° Festival di Resistenza
Italianesi, storie di identità negate
Intervista a Saverio La Ruina, Compagnia Scena Verticale
Di Raffaella Ilari
Attore, drammaturgo, regista teatrale, Saverio La Ruina, vincitore di due premi UBU nel 2007 come Migliore attore italiano e per il Migliore testo italiano con Dissonorata. Un delitto d’onore in Calabria, è anche co-fondatore, con Dario De Luca, della Compagnia Scena Verticale che ogni anno a Castrovillari organizza il festival Primavera dei Teatri, riferimento nazionale per la scena teatrale contemporanea.
Smessi i panni delle donne calabresi protagoniste di Dissonorata e de La Borto (Premio UBU 2010 per il “Migliore testo italiano” e una nomination nella categoria “Migliore attore”), Saverio La Ruina in Italianesi, di cui è autore ed interprete, affronta il dramma, forse poco conosciuto, dei figli di militari italiani nati in Albania, dopo la guerra, e cresciuti nei campi di prigionia, quindi fra due patrie, senza vera identità nazionale. In quei campi di prigionia rimangono, dimenticati, per quarant’anni. Ispirandosi a storie vere, La Ruina ha creato la biografia del sarto Tonino Cantisani nato nel 1951 in un campo di sterminio e cresciuto nel mito del padre, dell’Italia e della Sardegna che raggiunge nel 1991 a seguito della caduta del regime. ‹‹Riconosciuti come profughi dallo Stato italiano – scrive La Ruina – arrivano nel Belpaese in 365, convinti di essere accolti come eroi, ma paradossalmente condannati ad essere italiani in Albania e albanesi in Italia››. È la sua, come quella di tanti altri, una storia di un’identità negata, della ricerca della libertà. Italianesi, termine che nasce dall’unione dei due termini iltaliani e albanesi, indica uno smarrimento di identità.
Italianesi ha ricevuto vari riconoscimenti tra cui il Premio Ubu nel 2012 come Miglior Attore, il Premio Lo Straniero 2015, il Premio Enriquez 2012 per la drammaturgia, il Premio Antonio Landieri 2012 “Migliore attore”, la Menzione speciale al Premio Internazionale Teresa Pomodoro 2012. Come mai la scelta di presentare il lavoro al Festival Teatrale di Resistenza?
Una scelta sicuramente legata alla storia dei Fratelli Cervi, partigiani che si sono messi in modo eroico a servizio dell’Italia. Abbiamo combattuto per questo? Abbiamo dato la vita per l’Italia? Oggi non si riscontra più il lottare per difendere un bene comune, la patria.
Tonino, come tanti italiani, intrappolati in Albania, attraverso la sua vicenda ci insegna sia importante l’Italia vista da fuori. Tonino sogna l’Italia, per 40 anni non fa altro che pensare all’Italia e al padre. Ha dato 40 anni della sua vita per essere italiano e per avere l’Italia libera, una lotta per l’identità. E l’orgoglio di essere italiano l’ho trovato in tanti altri italianesi.
I miei personaggi sono storie di resistenza, di vittoria. Anche Tonino è un resistente, magari mite, che ha fatto 40 anni di internamento in Albania e poi in Italia ma alla fine inizia a rivedere i colori. Tutti i miei personaggi hanno la forza di non soccombere.
Come hai conosciuto la storia di Tonino?
In un programma televisivo nazional popolare. Ho pensato fosse una storia romantica. Mi rimase in testa e avevo voglia di saperne di più, così mi iscrissi al forum della trasmissione chiedendo di incontrarlo. Quando ormai non ci pensavo più mi arrivò una sua mail. Mi presentai e ci incontrammo. Quando gli lessi il testo pianse dalla commozione.
Che lingua parla Tonino?
A me piace lavorare sul linguaggio perché può veicolare il messaggio con forza maggiore. Nella storia lui impara l’italiano da un sarto calabrese. Pur parlando l’italiano ho utilizzato una struttura della drammaturgia che ha fortissime base nel dialetto calabrese. Una strana lingua che restituisce il sapore di una lingua straniera.
Italianesi è stato replicato più volte all’estero? Con quale accoglienza?
Sì, è stato fatto in Svizzera e in Albania e tradotto in Francia [ndr. testo selezionato per il progetto Face à Face / Parole d’Italia per scene di Francia e presentato in forma di lettura scenica al Thèâtre de la Ville di Parigi e al festival ActOral di Marsiglia con l’interpretazione di Valerie Dreville]. Come per Dissonorata e La Borto ha avuto grande successo. Sono accadute anche cose strane: ad esempio a Grenoble dovevano esserci i sottotitoli ma non si fece in tempo e io feci Dissonorata in dialetto. Subito le facce erano perplesse…poi ci fu un silenzio fantastico e alla fine arrivarono tanti complimenti. È la forza del dialetto in personaggi costruiti con una gestualità organica al personaggio stesso. I testi stabiliscono una forte intesa comunicativa con il pubblico perché di fatto trattano temi universali che riguardano allo stesso modo il pubblico di Reggio Emilia come quello francese.
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