L’ANTIfona della Pastasciutta

C’è un messaggio per niente nascosto nella pastasciutta antifascista dei Fratelli Cervi, ma che probabilmente necessita di nuova spiegazione, con la serenità dei giusti e dei pacifici. Proprio per capire l’antifona dell’antifascismo.

Se qualcuno intende l’antifascismo come termine divisivo, ha capito bene. Questo valore ci divide dal fascismo, ci divide da quel sistema di pensiero e di vita, da quell’idea di società e di uomo (e di donna) che dovremmo già conoscere, per ripudiarlo con coscienza e consapevolezza, come la guerra. Ogni gesto antifascista, come offrire un piatto di pasta ad un viandante è una scelta che ci ci separa, ci protegge da tutto questo. Tipo un antidoto.

E’ questa la profilassi gioiosa, democratica e spontanea e che si celebra nella rete delle tante pastasciutte antifasciste, diffuse in tutta Italia e oltre. Autoconvocate e resistenti, dalla Lombardia alla Sicilia, nonostante le insofferenze nostalgiche di certi gruppi, e le freddezze istituzionali di taluni enti locali. Non è la prima volta, non sarà l’ultima. L’amministrazione di Mirandola ha goduto di una celebrità che probabilmente non merita.

Non faremo altro che abbondare nelle porzioni di pasta, arricchire di sapore i condimenti, moltiplicare le braccia che passano i piatti, costellare di ancora più feste e parole le serate antifasciste del 25 luglio di ogni anno.

Sono tutti invitati, come sempre. Ovunque. Se Gelindo e Antenore Cervi poterono servire un fascista in camicia nera, in piazza a Campegine nel 1943, non saremo certo noi a negare un boccone di libertà a quelli di oggi.

Mirco Zanoni – Istituto Cervi

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