Il consumo della frutta da parte dell’uomo ha origini antichissime, così come lo è la sua coltivazione. La presenza delle due specie più comuni di Pero e Melo deriva da primordiali ceppi di Pyrus piraster e Malus silvestris, risalenti ad epoche antichissime ma tuttora presenti. Sono facilmente riconoscibili in quanto producono frutti piccolissimi, duri e, ora, di scarso interesse alimentare. Il passaggio dal frutto selvatico a quello domestico è avvenuto con il passare dei secoli attraverso ibridazioni spontanee e innesti, con specie provenienti da altri territori.
Arrivare ad una classificazione completa è difficile se non impossibile: la stessa varietà di Mela o Pera spesso aveva un nome diverso da una località all’altra. Sovente era riferibile al colore, alla consistenza, alla forma e, in alcuni casi, anche al nome dell’innestatore o al proprietario della pianta.
Le specie con maturazione estiva venivano consumate normalmente al momento, mentre quelle autunnali venivano conservate in luoghi freschi per i mesi invernali e primaverili. Nelle annate di maggiore produzione una parte di questa frutta era destinata ad altri usi: essiccata, oppure macerata e trasformata in vino, in sidro, in aceto oppure in marmellate, i cosiddetti savurètt (saporetti).