La piantata padana è la caratteristica disposizione di alberi del nostro territorio che sostengono la vite, già dal Medioevo ma ormai scomparsa. Le piante erano disposte, distanziate alcuni metri, in filari altrettanto distanti; nel reggiano, la norma erano 6 metri. La piantata comportava molteplici vantaggi, permettendo lo sviluppo contemporaneo di diverse colture: la vite, i seminativi a suolo e il foraggio. Gli alberi, che mantenevano in alto le viti, permettevano la massima insolazione ai grappoli, favorendone la maturazione e diminuendo l’umidità e, dunque, i pericoli delle muffe. Gli alberi “maritati alla vite” erano prevalentemente l’Acero campestre e l’Olmo (vedi tappa n. 1).
Olmo (Ulmus minor) – Conosciuto in dialetto come èlber, ólem o ólom. È un albero riccamente ramificato, può raggiungere i 400 anni d’età e arrivare ai 40 metri di altezza. Ha una corteccia spessa, solcata longitudinalmente e di colore dal grigio al grigio-bruno. Le foglie sono semplici, assai variabili per dimensione e forma, con margine semplicemente o doppiamente seghettato. I fiori sono piccoli e appaiono prima delle foglie. Il frutto è una samara più o meno circolare, con il seme spostato verso l’apice.
Non vive esclusivamente nei boschi chiusi, ma rappresenta anche un’importante specie legnosa delle aree coltivate: il suo legno duro e resistente viene utilizzato per fabbricare sedie, pavimentazioni e articoli sportivi. Un tempo era utilizzato come albero tutore della vite nella piantata padana, ma ormai è quasi scomparso perché fortemente soggetto alla grafiosi, o sostituito dall’Olmo siberiano che è invece resistente alla malattia.
Ulmus è il nome latino dell’Olmo, minor “minore” in riferimento alle dimensioni delle foglie, ridotte rispetto a quelle di altre specie di olmi.
Acero campestre (Acer campestre) – dal latino acer “aguzzo, appuntito”, in dialetto òpi. È un albero a crescita lenta, dalla chioma compatta e tondeggiante; può superare i 100 anni di età. La corteccia è liscia e scura nelle piante giovani, mentre negli esemplari adulti presenta delle fessure rettangolari ed assume una colorazione marrone tendente al grigio. Le foglie sono caduche, opposte, provviste di picciolo, lisce, con 3-5 lobi arrotondati, verdi scure e di un color giallo lucente in autunno. I fiori sono ermafroditi, di un colore giallo tendente al verde e riuniti in infiorescenze. Il frutto è una samara costituita da due semi alati, disposti in modo da formare un angolo piatto. Il legno è resistente ed è impiegato per costruire piccoli oggetti e come combustibile.