Negli ultimi diecimila anni, cioè a partire dal periodo chiamato post-glaciale, le specie vegetali che crescono spontaneamente nella nostra pianura sono rimaste praticamente le stesse; solo alcuni spostamenti di quota o migrazioni da una zona all’altra a causa dei cambiamenti di clima.
La copertura forestale è formata dalla Farnia (Quercus robur), la Quercia delle pianure alluvionali, dal Frassino ossifillo (Fraxinus oxycarpa) e dagli Olmi. Nelle zone più umide i boschi sono dominati dai Pioppi (soprattutto Populus alba e Populus canescens) e dai Salici (Salix alba).
La prima testimonianza scritta della nostra pianura ricoperta da estese foreste con prevalenza di Querce si trova in Polibio (scrittore greco, vissuto a Roma). Nel suo Ricchezza della Gallia Cisalpina, dopo averla attraversata nel 151 a. C., così la descrive: «La quantità di ghiande provenienti da queste foreste è tanta che si potrebbero alimentare tutti i maiali macellati in Italia».
Delle selve padane si è occupato anche Virgilio e nelle Georgiche descrive i nostri boschi delle zone umide come grandi estensioni di ontani, pioppi e salici.
Queste testimonianze storiche sono confermate dalla documentazione botanica, basata sugli studi recenti di fossili ritrovati, che indica che nelle foreste padane il rapporto tra querce, pioppi e olmi, fosse di 4:1:1.