Fino a qualche anno fa (e oggi solo in pochi casi) era possibile individuare il verde caratteristico e gli alberi particolari che circondavano le case rurali.
Il contadino non curava ciò che non aveva pratica utilità e non esisteva attorno alla casa un giardino come oggi lo concepiamo. Tutti gli spazi dovevano essere funzionali ad una precisa finalità economica. Non c’erano pini, cedri, cipressi o tuie, ma alberi “utili”. Veniva data molta importanza all’orto: l’ôrt l’é un mèz pôrch, “l’orto vale quanto un mezzo porco”, è prezioso come il maiale.
Vicino a casa, nel luogo maggiormente esposto al calore solare, non mancava il Fico; ai lati di quasi tutte le aie contadine si trovava un grande Noce che, oltre a fornire frutti per l’inverno, costituiva d’estate un ombreggiato riparo per i carri, per gli attrezzi e naturalmente per gli uomini. Il Sambuco nero veniva piantato nel lato nord ovest della casa; aveva soprattutto valore per le sue qualità officinali: con decotti e infusi, che si ricavano dalle sue parti, si curavano le malattie che colpivano le bestie e gli uomini.
Intorno all’aia, o comunque vicino a casa anche per evitare i furti, c’erano gli alberi da frutta. Per lo più ciliege, prugne e mele. Numerose comunque erano le varietà dei frutti coltivati con tempi di maturazione tali da permetterne il loro utilizzo per molto tempo.