Il prato stabile

Nel nostro territorio, a causa dell’espansione urbana e della diffusione di altre colture foraggere, il prato stabile è in forte diminuzione.

Con questo termine si intende una coltivazione erbacea che non ha subito alcun intervento di aratura o dissodamento, lasciato a vegetazione spontanea per almeno dieci anni. Viene mantenuto esclusivamente dallo sfalcio e dalla concimazione e non ha bisogno di semine artificiali in quanto la propagazione delle specie è garantita da meccanismi naturali. È dunque un prato “stabile”, non viene mai “rotto”, sulla sua superficie non si avvicendano le colture. Viene tradizionalmente concimato con fertilizzanti organici (letame e liquami aziendali), è irrigato per scorrimento ed è sfalciato 4-5 volte nell’anno.

Il prato stabile presenta un’elevata varietà di specie erbacee di gran pregio, utilizzate anche in forma essiccata (fieno) soprattutto per l’alimentazione dei bovini, il cui latte è trasformato in Parmigiano Reggiano, burro, ricotta.

Nelle nostre zone sopravvivono ancora prati stabili che risalgono al 1700; sono stati scoperti riferimenti storici già a partire dal XII secolo.

Le specie presenti in un prato stabile appartengono a numerose famiglie, tra cui quella delle orchidacee, la più importante per valore naturalistico; dal punto di vista strutturale prevalgono le graminacee, seguite da leguminose e composite, di elevato valore foraggiero. Nella zona di Bibbiano (RE) sono state individuate anche 63 erbe diverse per metro quadrato.

 

Torna alla mappa virtuale del Parco Agroambientale

Prova anche

Scuola di Paesaggio «Emilio Sereni» 2024 – XVI edizione

Dal 27 al 31 agosto 2024 si terrà la XVI edizione della Scuola di Paesaggio «Emilio Sereni», consolidata esperienza di studi superiori sul paesaggio, quest'anno intitolata "Paesaggi migranti".