La coltivazione del gelso

Di Gelsi, una delle piante più importati della storia economica di Reggio, ne sono rimasti solo pochi filari. Alcuni, come quello della Corte Ortalli di Gattatico o quello di Calerno di Sant’Ilario, sono addirittura protetti dalla Regione Emilia-Romagna e considerati alberi monumentali.

Nei secoli scorsi la sua coltivazione per “l’arte della seta” era un’attività molto importante. Nei primi anni del Cinquecento, grazie a Lucrezia Borgia, il Governo locale aveva favorito questa attività facilitando le esenzioni dai dazi per quel che riguardava il trasporto. Si avviò così a Reggio la manifattura della seta e se ne creò l’intera filiera: per nutrire il baco da seta nelle campagne e in collina si diffuse la coltivazione del Gelso. I drappi reggiani erano considerati di gran pregio ed esportati in tutta Europa; l’arte della seta dava lavoro a migliaia di persone e fece la fortuna dei Trivelli e degli Spalletti.

Secondo lo storico Alcide Spaggiari, Reggio produceva ed esportava una gran quantità di setacci fin dalla fine del XIV secolo; quindi dovevano già esistere i gelsi e l’allevamento del baco da seta, come una prima rudimentale arte di ritorcere la seta, almeno per i fili delle reti dei setacci.

 

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