Cari Amici – di Albertina Soliani

 

Gattatico, 9 luglio 2020

 

Cari Amici,

il 7 luglio, l’altro giorno, ricorreva il 60° anniversario dei morti di Reggio Emilia, l’uccisione in piazza di cinque cittadini nel corso di una manifestazione pacifica contro il governo Tambroni sostenuto dai fascisti.

Un bivio nella storia politica dell’Italia. Il ritorno al passato, quindici anni dopo la fine del regime e l’entrata in vigore della Costituzione, o l’apertura di una fase nuova di sviluppo della democrazia. Questo era in gioco in quei giorni nella vita della nazione. Il governo e la polizia spararono nell’allora piazza Cavour, fin sul sagrato della Chiesa di San Francesco, di cui si ricorderà per sempre il portone chiuso. Caddero giovani che portavano magliette a strisce, voci che reclamavano nuovi diritti, soprattutto sul lavoro. Che avevano un sogno per il futuro.

Qualche giorno dopo il governo dovette dimettersi, e si aprì la nuova stagione del centrosinistra. A quale prezzo, sempre, la democrazia ha bisogno che i cittadini la difendano.

Quel giorno, ero una ragazzina, sul viottolo della mia casa a Boretto stavo estirpando l’erba. Passa per la strada un uomo in bicicletta, grida in dialetto che ne hanno uccisi cinque a Reggio. Il tweet di allora. Lo ascolto, capisco subito che è un fatto sconvolgente. So che la mia vita, povera e senza mezzi, dipende dalla politica, dalla vita con gli altri. Solo il welfare mi farà studiare e lavorare presto, mi metterà nelle condizioni di aiutare il mio Paese a stare al mondo. La politica e la vita personale sono sempre connesse. Quelli che erano in piazza stavano tenendo aperto anche il mio sogno.

L’altra sera, a Reggio Emilia, ero alla commemorazione.

Hanno parlato, dopo le autorità e il rappresentante dei famigliari, Ezio Mauro e Maurizio Landini, con la consapevolezza della storia, e il senso dell’impegno nel presente.

Qualche ora prima, a Bologna, nell’Assemblea della Regione Emilia-Romagna, le destre si sono opposte, con pretesti formali, alla richiesta di commemorazione di un Consigliere reggiano, Federico Amico. Si è ripetuta la giornata del 1960, senza spari ma con lo stesso schema di insipienza politica.  Ovunque, nel mondo, anche oggi la destra conservatrice si oppone all’inclusione, alla partecipazione, alla giustizia, dal Brasile alla Polonia, dall’Ungheria a Trump. Spira forte il vento dell’autoritarismo, ma di nuovo le piazze si animano reclamando libertà, diritti e democrazia, da Hong Kong alle città dell’Occidente. In ogni tempo la democrazia è nelle mani dei popoli, cioè nelle nostre mani.

Alla commemorazione, di fronte al mazzo delle rose rosse deposto davanti al monumento nella stessa piazza oggi intitolata ai 5 Martiri, istintivamente le ho contate: 5. Nello stesso tempo, istintivamente, ho cercato le altre due, quelle che di solito portiamo ai 7 Fratelli Cervi. I numeri sono vite, sono promesse infrante, sono storia, storia collettiva. Sono semplicemente la cifra della politica.

La stessa sera a Casa Cervi abbiamo aperto, con le precauzioni della sicurezza sanitaria, il 19° Festival di Resistenza. Come sempre.

Con i sax giovani dell’Orchestra Toscanini, con il teatro che ci ha restituito la vita e la testimonianza di Liliana Segre.

 

La Toscanini Next – Quartetto Sax al Festival Teatrale di Resistenza (7.7.2020) – Foto di L. Pezzani

 

L’Italia di oggi è di nuovo tutto questo, la frontiera tra democrazia e fascismo, tra disuguaglianze e diritti, tra Europa e nazionalismi, tra consapevolezza civile e ignoranza smemorata delle libertà e delle responsabilità personali e collettive, tra il sogno del futuro e la paura del presente.

Il governo, l’opposizione, le paure, l’insicurezza, la ricerca di nuovi orizzonti, di un nuovo equilibrio, di una nuova stabilità sono dentro questa sfida. Siamo nella navigazione, anche tempestosa, non ancora all’approdo. Sarebbe naturale invocare le energie migliori del Paese, tutte. Specialmente quelle delle donne, dei giovani, dei competenti, dei saggi. Una politica seria, non banale, né superficiale né inconsistente, all’altezza della sfida. Visioni globali robuste e inevitabili destinate a cambiare il mondo. Risparmiateci i perditempo, quelli che sanno giocare soltanto nel cortile di casa loro, che sono interessati solo a se stessi, che non sanno la fatica dalla quale nascono il diritto e la solidarietà.

Non diciamo che siamo confusi e incerti, è così chiaro il mondo davanti a noi oggi. Nessuno può dire che questo mondo non lo riguarda. Quei ragazzi del 7 luglio del 1960 affrontarono, increduli, il volto duro dello Stato, mentre pensavano tranquillamente di essere loro la Repubblica. La democrazia è il respiro della vita, ha bisogno che noi ci siamo. Ha bisogno che la difendiamo. Oggi come ieri.

Vi aspettiamo il 25 luglio, per la Pastasciutta Antifascista a Casa Cervi. Si parte anche di lì per rifare l’Italia. Si parte da questo spirito, non si pensi che vi siano surrogati.

Tra le foto di Casa Cervi, recentemente consegnate da alcuni famigliari all’Archivio dell’Istituto, sorprendentemente ne sono state trovate due che riguardano Aung San e il Trattato di Londra del 1947 che dava l’indipendenza alla Birmania. Chissà come sono arrivate alla Famiglia Cervi in quel periodo.

Il 19 luglio dello stesso anno, Aung San, il Padre di Aung San Suu Kyi, veniva assassinato. Aveva 32 anni.

Il suo impegno continua oggi. L’8 novembre sua figlia guiderà il Paese a nuove elezioni. Hanno sfide titaniche, le affrontano con grande consapevolezza.

E noi? Non so se sia perché siamo fatti così, o se è il nostro quotidiano parlarci addosso senza costrutto. Possibile che non vediamo verso dove sta camminando il mondo nuovo, e quale passo dobbiamo tenere per non scomparire?

Vi auguro di star bene e di essere forti nello spirito. La salute corporale, mentale e spirituale sono la stessa cosa. Lo dobbiamo non solo a noi stessi, alla nostra dignità, e a quelli che verranno dopo di noi, ma anche a tutti quelli che hanno lottato prima di noi e per noi.

Auguriamoci di sapere combattere la battaglia che tocca a noi, negli anni della nostra vita.

Che questo luglio sia una tappa di fiducia nel tempo che stiamo vivendo. Così tosto, così bello.

Molti cari saluti.

Albertina

 

Albertina Soliani
Presidente Istituto Alcide Cervi

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