25 novembre 2020
“Cervi, arrendetevi!”
77 anni dall’alba dell’arresto ai Campirossi
Evento online
La Redazione digitale di Casa Cervi è orgogliosa di presentarvi il primo numero de Il ribelle dei Campirossi: un giornalino che si ispira graficamente ai fogli clandestini della Resistenza. Tema di questo primo numero è l’arresto, ma non si parla solo di quello dei Cervi del 25 novembre 1943: c’è spazio anche per una piccola riflessione sul suo significato, allora come oggi, con alcuni altri esempi della storia e dei giorni nostri. Buona lettura!
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Hanno scritto in questo numero
Mirco Zanoni, Roberto Bertozzi, Eleonora Taglia, Elisa Fabbi, Mariachiara Franzini
Grafica
Gaia Monticelli
Tutta la storia in un’alba
A 77 anni dall’arresto della Banda Cervi
«È giovedì; il lunario sul muro segna 25 novembre 1943, e in quel precoce mattino la famiglia Cervi viene svegliata da urla e movimenti ostili attorno alle finestre, insieme ad alcuni altri ospiti clandestini nella loro casa colonica. Siamo al podere “ai Campirossi”, tra Campegine e Gattatico, in aperta campagna reggiana; un’umida e fredda alba poco “sotto” la via Emilia come si dice qui, verso quel nord basso che degrada verso il Po. Un plotone di militi della Guardia Nazionale Repubblica circonda l’abitazione, su precise indicazioni da parte di delatori locali. Il Capitano Pilati è venuto in forze, “ufficialmente” 35 uomini, ma i testimoni in casa svegliati dall’accerchiamento ne contano molti di più. Cento, centocinquanta per alcuni. L’ordine dei fascisti è chiaro: arrendersi subito, deporre le armi, consegnare i prigionieri rifugiati. Perché la famiglia Cervi è una famiglia ribelle, i suoi sette figli maschi hanno preso (tra i primi a Reggio Emilia) le armi dopo l’8 settembre; e hanno fatto della loro casa un ricovero per fuggiaschi e resistenti di ogni nazionalità».
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Biblioteca Archivio Emilio Sereni