Ascolta “Unorthodox – Puntata 25” su Spreaker.
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Torniamo con una nuova puntata de Il Raccolto • La Radio che Semina, la prima web radio di Casa Cervi a cura di Mirco Zanoni e Paolo Papotti.
“Unorthodox” è il titolo di una splendida mini-serie Netflix sulla storia della diciannovenne Esther “Esty” Shapiro, una ragazza di fede ultra-ortodossa ebrea chassidica che vive nel quartiere di Williamsburg, a Brooklyn.
A pochi giorni dalla Giornata della Memoria (27 gennaio 2021), insieme a David Bidussa, scrittore, giornalista, saggista e storico italiano, abbiamo parlato dell’importanza di questo evento, ma anche delle forme e dei modi giusti per trasmettere il ricordo della Shoah alle nuove generazioni.
Questo ricordo non deve mai spegnersi o affievolirsi. Una battaglia che tutti noi siamo chiamati a combattere affinché non si ripeta mai più uno dei periodi più bui e drammatici della storia dell’umanità, a opera del Nazismo e del Fascismo, suo fido alleato. Un’epoca di sangue, di dolore e di ingustizie, dove intere categorie di persone, per ragioni di etnia, di religione o di sesso – ebrei, zingari, omosessuali, diversamente abili, persone di colore – venivano esclusi, umiliati, ammazzati.
I brani che ci accompagnano in questa puntata sono di artisti – o parlano di uomini o di temi – che, durante il Nazismo, sarebbero stati esclusi, distrutti. Dal tema del film La Vita è Bella, cantato da Noah, a Small Town Boy di Bronski Beat, una canzone che parla di un ragazzo bullizzato perché omosessuale.
Buon ascolto!
«La natura ci crea diversi, la geografia ci colloca in luoghi diversi, gli ambienti sociali, culturali economici e politici concorrono alle nostre diversità, trasformandole in preziose unicità, e in necessarie identità. Tutti fattori tangibili di diversità. Da che parte ci mettiamo per considerare gli altri “estranei” rispetto al nostro istinto di normalità, sia essa etnica, sessuale, condizioni sociali, scelte di vita, impegni politici?
Quale sponda identitaria diventa il paradigma: del giudizio della morale, dell’estetica, della forma? Non rispondiamo adesso a questa domanda.
Prima, riusciamo a scrostare dal termine diverso, inadeguato?
Prima siamo capaci a separare diversità da inferiorità?
Prima riusciamo a dire diverso, senza associarlo a inadatto?
Prima riusciamo pensare che diverso non significhi infelice?
Prima riusciamo a non essere criminali associando diverso a nemico?
Senza tutto questo, definire significa discriminare, assecondando sdegno, pregiudizio, paura, e elevando a sistema la parte più deteriore delle nostre civiltà».