“Salviamo il Myanmar” di Albertina Soliani

 

«È un giorno tragico in Mynamar. Oggi almeno 25 vittime della repressione dei militari contro i manifestanti, tra i quali passanti, venditori ambulanti, una donna incinta. Il mondo fermi la violenza dei militari, subito. Dov’è Aung San Suu Kyi? Dov’è relegata? In quali condizioni? Lo dicano i generali, non possono tacere». Così la Sen. Albertina Soliani, già Presidente dell’Associazione Parlamentare Amici della Birmania, da anni in stretto rapporto di amicizia con Aung San Suu Kyi e il suo popolo.

«Il comandante in capo Min Aung Hlaing è stato a Yangon, ha visto le manifestazioni e ha detto: “Dobbiamo risolvere questa questione entro il mese”. Oggi è l’ultimo giorno del mese e i militari hanno cominciato a sparare ad altezza d’uomo.

C’è un solo modo per risolvere la questione, generale Min Aung Hlaing: il Tatmadaw ritorni in caserma. 

La comunità internazionale può fare molto di più, oltre le dichiarazioni di condanna. Agisca subito. Gli Stati Uniti, l’UE, la Cina, il Giappone e molti altri Paesi sanno che in Myanmar oggi si decide la loro credibilità: con la politica tutto si affronta andando avanti, con le armi tutto si complica e precipita nel passato. Dice un cartello dei manifestanti: “Non abbiamo tempo di leggere le vostre inutili e patetiche dichiarazioni mentre il nostro popolo viene assassinato dai terroristi militari e dai poliziotti del Myanmar”.

Esiste il tribunale della storia, per le responsabilità di coloro che violano ogni diritto e disprezzano la volontà del popolo, per i loro esclusivi interessi personali, economici, di potere. Ricordino i militari del golpe che a questo tribunale dovranno rispondere presto. Con la trattativa politica tutto si può salvare, il destino del popolo e il destino del Tatmadaw».  

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“Cari Amici” di Albertina Soliani – 10 dicembre 2024

«Stanno dominando la scena i pochi potenti, violenti, non interessati alla democrazia. Dominano il potere incontrollato, il denaro e la finanza, le disuguaglianze e il venir meno dei diritti. Interi popoli sono oppressi e devastati. Le Resistenze ci sono, specialmente con giovani e donne. Finito l'equilibrio del secondo dopoguerra, non si intravvede un nuovo equilibrio, una prospettiva di pace. Almeno ci fosse il dialogo, e il cessate il fuoco nelle terre in conflitto.»