Gazzetta di Parma: “Albertina Soliani e il regalo di San Suu Kyi”

Condividiamo l’articolo uscito sabato 5 giugno 2021 sulla Gazzetta di Parma, a firma di Antonio Bertoncini.

 

Quel vaso di sogni, drammi e speranze

Albertina Soliani e il regalo di San Suu Kyi

di Antonio Bertoncini

 

Anche una cosa semplice, come un vaso rotondo di vetro proveniente da una fabbrica della periferia di Rangoon distrutta dal ciclone del 2007, può avere un valore immenso, essere una sorta di visibile riconoscimento per un impegno che ha tagliato il traguardo dei vent’ anni, destinato a durare nel tempo, in nome di quei valori di libertà e democrazia che in tante parti del mondo ancora faticano a trovare cittadinanza. Albertina Soliani quel vaso lo custodisce sul tavolo di sala, ma oggi la gioia del ricordo di un’amica straordinaria a offuscata dall’apprensione, dal timore per il destino di una persona a lei molto cara, dalla consapevolezza che, dopo l’illusione, ancora una volta tutto deve cominciare da capo.

L’amica di Albertina è Aung San Suu Kyi. La leader politica birmana ha voluto decorare personalmente il vaso da donare all’amica parmigiana, che le è stata idealmente vicina nei momenti più difficili della lunga marcia del suo popolo verso la democrazia, una marcia che si a di nuovo bruscamente interrotta con il golpe dei militari: “Oggi nessuno sa dove si trovi Aung San Suu Kyi – constata con un velo di tristezza Albertina Soliani – fino a qualche giorno fa era agli arresti ora a stata condotta in un luogo sconosciuto, forse per evitare qualsiasi contatto con la resistenza che si sta organizzando fra mille difficoltà”. Anche in questa circostanza Albertina Soliani non si chiama fuori, è già in prima fila per tornare a tessere i fili sottili della rete di solidarietà per il ritorno della democrazia in Birmania: come presidente dell’Istituto Cervi ha organizzato una video-conferenza fra 7 parlamentari italiani (fra cui Fassino, Casini e Boldrini) e 7 parlamentari birmani messi fuorilegge dal golpe militare.

Usando la carta intestata dell’Istituto ha anche scritto al presidente della Repubblica Popolare Cinese Xi Jinping e alla vicepresidente americana Kamala Harris, perorando la causa del ritorno alla democrazia in Myanmar: “Il coinvolgimento dell’Istituto Cervi è quasi un atto dovuto – afferma Albertina Soliani – perché Casa Cervi è il simbolo dell’Italia contadina cresciuta all’università della vita. Qui si leggeva Gor’kii nella stalla, venivano artisti antifascisti come Otello Sarzi con i suoi burattini, e il mappamondo campeggiava sul trattore dei fratelli Cervi. E proprio qui è stata ritrovata una cartolina del ’47 di Aung San (padre di Suu Kyi), che firma la dichiarazione di indipendenza birmana a Londra”. L’attenzione di Albertina Soliani per le vicende del Paese asiatico ha origini lontane nel tempo, nel 2001, con il suo ingresso in Senato, dopo una vita trascorsa fra i banchi di scuola, prima come insegnante e poi preside dell’Albertelli – Newton, e due anni come sottosegretaria all’istruzione nel Governo Prodi: “In quei giorni ricorda – stavo leggendo il libro di Aung San Suu Kyi Liberi dalla paura. Ho scoperto che in Senato c’era un’associazione Amici della Birmania, e mi sono messa subito a disposizione. Il caso, poi, ha voluto che un insegnante della mia scuola, Giuseppe Malpeli, si trovasse a condurre la stessa battaglia, ma “sul campo”. Era un uomo straordinario, passava le sue ferie in India, a Calcutta, per fare scuola ai bambini della discarica. Li aveva conosciuto un giovane birmano, Lucky, rapito alla vigilia delle nozze dallo tsunami al quale lui stesso riuscì a scampare per miracolo. Giuseppe fece in modo da recuperare la salma e portare le ceneri alla madre in Birmania, e in quel Paese concentrò suo impegno sociale. Nel 2005 riuscì persino ad incontrare Aung San Suu Kyi, che si trovava agli arresti domiciliari).

Fu così, grazie ad Albertina Soliani, Giuseppe Malpeli (presidente dell’associazione scomparso pochi giorni prima che la leader birmana trionfasse alle elezioni) e al consigliere comunale Marco Ablondi (presentatore della proposta) che Aung San Suu Kyi fu proclamata cittadina onoraria di Parma nel 2007: “Io ho avuto modo di conoscerla solo nel febbraio 2013 – ricorda la Soliani – ma ci siamo abbracciate subito come vecchie amiche. In estate siamo tornati e le abbiamo detto ‘Siamo venuti fin qui per portarti a teatro’. Così lei è venuta a Parma in ottobre, ha ritirato la cittadinanza, ha parlato al Paganini gremito di studenti, ed ha assistito all’opera al Regio. Poi c’è stata la pandemia, e soprattutto è arrivato il golpe. In Birmania non ci lasciano andare, ma troveremo il modo di farle avere un video con il Va’ Pensiero il 19 giugno, per il suo compleanno. Quello che più importa è che, insieme al video, le faremo avere il patrocinio legale di alcuni avvocati internazionali di altissimo livello, e stiamo preparando una conferenza internazionale a Bangkok. Per il popolo del Myanmar, il prezzo della libertà sarà alto, ma sono fiduciosa che anche stavolta Aung San Suu Kyi tornerà a guidare il suo popolo”.

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