“Myanmar, nascita di una Resistenza”: l’articolo su Patria Indipendente

Pubblichiamo di seguito l’intervista ad Albertina Soliani, Presidente Istituto Cervi e Vicepresidente nazionale Anpi, uscita venerdì 2 luglio 2021 su Patria Indipendente.

Albertina Soliani, presidente Istituto Cervi e vicepresidente nazionale Anpi: “Il popolo birmano sta offrendo una grande lezione di democrazia, coraggio e solidarietà”.
La repressione non si ferma, ma nella comunità politica mondiale qualcosa si muove. Grazie anche all’impegno di una società civile che non conosce confini.

Contano sulla paura alimentata per decenni i militari golpisti in Myanmar, la millenaria Birmania, ma forse stanno sbagliando i calcoli. Il Tatmadaw, l’esercito del generale Min Aung Hlaing che 5 mesi fa ha spodestato il legittimo governo eletto con l’83% dei consensi, arrestato la consigliera di Stato e premio Nobel per la pace Aung San Suu Kyi e parlamentari ed esponenti del suo partito, continua a seminare atrocità. Per schiacciare nel sangue ogni opposizione. Nei primi giorni dopo il colpo di Stato militare del 1° febbraio in migliaia erano scesi nelle strade, giovani e donne soprattutto, protestando pacificamente. La reazione è stata spietata, alla marea di persone che chiedeva solo di vivere in una democrazia scoperta appena una manciata di anni fa e subito amata, l’esercito ha risposto imprigionando, sparando e uccidendo. Una storia già vista in quel luogo del pianeta? Niente affatto perché sta accadendo qualcosa di inedito. Albertina Soliani, presidente dell’Istituto Cervi, vicepresidente dell’Anpi nazionale, già presidente dell’Associazione parlamentare amici della Birmania, è tra quanti più conoscono il Paese e la sua gente e, pur con le difficoltà prevedibili, riesce ad avere notizie dirette.
 

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“Cari Amici” di Albertina Soliani – 10 dicembre 2024

«Stanno dominando la scena i pochi potenti, violenti, non interessati alla democrazia. Dominano il potere incontrollato, il denaro e la finanza, le disuguaglianze e il venir meno dei diritti. Interi popoli sono oppressi e devastati. Le Resistenze ci sono, specialmente con giovani e donne. Finito l'equilibrio del secondo dopoguerra, non si intravvede un nuovo equilibrio, una prospettiva di pace. Almeno ci fosse il dialogo, e il cessate il fuoco nelle terre in conflitto.»