Mercoledì 27 novembre 2024
“Ciao Giacomo, corri ancora davanti a noi, con il tuo cuore grande. Per amore della libertà, per amore della vita, per amore della comunità.
Ti portiamo con noi, nel cammino della nostra storia.”
Albertina Soliani
Presidente Istituto Alcide Cervi
“In queste ore è scesa dalla montagna la notizia che Giacomo Notari, il Partigiano Willy, non c’è più. Giacomo si è spento ad un passo dai suoi 100 anni, un traguardo che non aveva bisogno di raggiungere per definire la sua vita lunga, intensa, piena e coerente con lo spirito che gli abbiamo sempre visto negli occhi, e inciso nelle mani: lo spirito di un resistente vero.
Se ne è andato tra gli ultimi, Giacomo, con la discrezione granitica che lo ha sempre contraddistinto, e se ne è andato a pochi mesi da altre voci straordinarie, coetanei di un lungo secolo di lotta, speranza, ricostruzione che lui stesso ha incarnato. Giacomo Notari ha raggiunto, In questo anno severo per la memoria reggiana, Giacomina Castagnetti e Giglio Mazzi, a completare una schiera di testimoni molto diversi tra loro, ma accomunati dalla medesima voglia di vivere, di esserci, di presenziare alla storia.
Il giovanissimo partigiano Willy inizia la sua vita antifascista a 17 anni. Lo farà seguendo il sentimento di ribellione della famiglia, già testimone delle brutalità nazifasciste, e le orme del fratello di poco più grande, che vedrà morire in battaglia nelle ultime settimane di Resistenza. Sono i giorni che hanno visto cadere moltissimi partigiani proprio al limitare della Liberazione, quando tutto era già deciso dagli eventi fuorché la sopravvivenza.
Come altri, Giacomo faceva parte di una generazione precoce in tutto: nella consapevolezza politica, nella conoscenza della guerra, nella paura e nella rinascita. È la generazione che ha costruito la storia di lungo periodo della nostra terra, che ha garantito la continuità soprattutto morale a questa parte di Emilia e d’Italia.
Non sono stati i ricostruttori, ma gli interpreti di un attraversamento lungo della Repubblica, delle istituzioni, della democrazia attraverso i decenni cruciali del secondo novecento. Da militante, da sindaco di Ligonchio per lunghi anni, e infine da presidente dell’ANPI di Reggio Emilia in anni cruciali e difficili, quando si prendeva il testimone direttamente dai protagonisti della Lotta di Liberazione.
Molti di noi che oggi proseguono il racconto dell’antifascismo lo hanno conosciuto in questa veste, a presiedere l’Associazione partigiani con responsabile compostezza, senza mai nascondere il temperamento dei monti, quella scorza di crinale che scorreva nitida sotto i modi franchi, ma sempre sobri. Ho sempre coltivato di Giacomo l’immagine di un portavoce consapevole del ruolo, ma soprattutto del dovere di esserci. Come se la memoria fosse un passo da presidiare. Non aveva bisogno dell’oratoria perché aveva la storia, dalla sua parte. Forse non ha amato tutte le forme della rappresentanza, di sicuro le ha vissute tutte con sincerità e dedizione. E sempre alla giusta altitudine umana e politica.
Del resto, è impossibile separare Giacomo Notari dalla sua amata montagna: oltre che a fargli un torto importante, ci sfuggirebbe credo il senso del suo agire, del suo dirigere, del suo rammemorare e persino del suo tacere. È dove è cresciuto e combattuto, è dove ha governato, è dove tornava, appena possibile, ad ogni sua calata in città. È dove è voluto essere in questi suoi ultimi anni. Non mi piace pensare ad un ritiro: Giacomo non era uomo da arretramenti. Voglio immaginare più una amalgama di elementi, l’uomo e la sua terra. Una fusione con i fianchi dei nostri monti, con i suoi castagni, l’ombra e il fresco. La pietra e le strade erte. Mi piace pensare a Giacomo Notari come ad un pezzo di quel profilo roccioso che ci difende, ancora, lassù, verso Sud”.
Mirco Zanoni
Istituto Alcide Cervi