Descrizione
Catalogo della mostra omonima fotografica curata da Mirco Carrattieri, in collaborazione con Istoreco.
“Prima esperienza veramente mondiale e totale”; “Sanguinoso rito di passaggio verso la modernità”; “Trauma d’origine del Novecento”; “Moltiplicatore e catalizzatore della politica di massa”; “Evento fondante della memoria contemporanea”. Queste alcune delle più diffuse ed autorevoli definizioni della Prima Guerra Mondiale. Eppure a Reggio Emilia essa non sembra costituire un “luogo della memoria” paragonabile ad altri passaggi storici, anche più lontani dal tempo. E’ da questa apparente contraddizione che siamo partiti per elaborare e confezionare questa esposizione, che non intende in alcun modo dare una risposta esaustiva al dilemma; né tantomeno offrire un quadro completo di quello che la guerra è stata per Reggio e per i reggiani. Semplicemente essa si propone di mettere a disposizione di un pubblico più ampio degli addetti ai lavori una serie di materiali testuali, iconografici e statistici interessanti sul periodo in questione; e di farlo attraverso i volti e le storie del nostro territorio.
La mostra è strutturata in due parti. La prima ricostruisce la vita a Reggio Emilia durante la guerra, cercando di evidenziare come anche ad una relativa distanza dal fronte e in una delle “piccole patrie” del socialismo pacifista, essa rappresenti un notevole trauma e uno snodo denso di conseguenze. La seconda ripercorre invece, grazie ad alcuni fondi fotografici, le vicende dei reggiani al fronte, tentando di rendere la complessità dell’evento guerra e di far emergere i drammi privati e pubblici che ne scaturiscono.
L’idea di fondo è che la Grande Guerra sia stata veramente tale, non per la tanto agognata vittoria dell’Italia, bensì per la catastrofe materiale e culturale che ha determinato, connotandosi come un vero e proprio corso accelerato di modernità. Alla fine di questo percorso essenzialmente didascalico, ma volutamente provocatorio, ci aspettiamo che lo spettatore si chieda dove fossero all’epoca i suoi bisnonni; e magari abbia qualche idea in più sull’origine delle tragedie del Novecento.