24 aprile 2016 – 101 anni dopo il genocidio armeno

Cento e uno anni fa, all’inizio del secolo, si consumava nei territori dell’impero ottomano il genocidio armeno. Almeno un milione e mezzo di deportati, di perseguitati, di vittime innocenti di una barbara volontà di eliminazione messa in atto dai Giovani Turchi a capo dell’impero. Il primo dei grandi mali di cui si macchierà il ‘900.

In questo giorno, che ricorda quella tragedia, la consapevolezza dei popoli liberi si esprime nel riconoscimento di un genocidio di cui ancora si stenta a pronunciare la parola, che attende di essere riconosciuto da tutti gli Stati e da tutta la comunità internazionale dopo che è stato riconosciuto dalla coscienza universale.

Il genocidio armeno consegna per sempre ai Paesi dell’area, all’Europa, al mondo intero la responsabilità di favorire la convivenza pacifica sui confini dell’Armenia, e l’impegno a costruire ponti di dialogo e di pace nell’area che oggi è percorsa ancora da conflitti e persecuzioni.

La visita di Papa Francesco in Armenia nel giugno prossimo è il segno di questa volontà di dialogo.
L’Italia, che ha sostenuto da sempre l’amicizia con il popolo armeno, continuerà a sviluppare rapporti di collaborazione con l’Armenia, uno dei Paesi più vicini all’Unione Europea.

L’Istituto Nazionale Alcide Cervi custodisce questa memoria, celebrata lo scorso anno con un convegno sul Grande Male, Yetz Meghern, al quale ha preso parte l’Ambasciatore della Repubblica di Armenia in Italia Sargis Ghazaryan.

Albertina Soliani

Presidente Istituto Alcide Cervi

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«A uomini, e donne, come Giglio Mazzi si chiede sempre l’impossibile. Si chiede di non andarsene mai, di non smettere mai di essere la storia che sono, la memoria che ci portano, l’esempio che ci rappresentano. Chiediamo a loro di essere infiniti, quando è solo infinito il bisogno che abbiamo di vite straordinarie a cui ispirare le nostre».