LA PASTA ANTIFASCISTA DEI CERVI (di Albertina Soliani)

Antifascisti? Ineluttabile e semplice come una pastasciutta. Indispensabile per vivere, per vivere insieme.

Si rinnova a Casa Cervi anche il prossimo 25 luglio la tradizione della “pasta antifascista”, che i Cervi offrirono a tutto il paese all’indomani della caduta di Mussolini. E si rinnova anche in oltre 100 piazze in contemporanea in tutta Italia, dal Piemonte al Friuli, dal Trentino alla Sicilia, che aderiscono alla spontanea rete delle “pastasciutte” gemelle, animate dallo stesso spirito popolare, schiettamente democratico che motivò la famiglia Cervi 74 anni fa porgendo al popolo stremato dalla guerra e dalla dittatura un piatto di pasta benaugurante.

Era un anticipo di futuro, quel piatto, e i Cervi lo sapevano bene: abituati com’erano a vedere avanti, oltre gli ostacoli. Persino oltre la notte del Fascismo, oltre la tragedia del conflitto, quando sembrava impossibile non vedere altro che regime, nient’altro che violenza e prevaricazione.

Nessun grande discorso, nessun proclama, nessuna promessa venne dal carro che i sette fratelli e il padre Alcide portarono in piazza, con la pasta in bianco nei bidoni del latte. Solo un gesto di solidarietà concreta, come erano loro, uomini e donne della terra, del fare. Antifascismo da mangiare, valori che nutrono il popolo con un atto di autenticità.
Offrire ancora oggi quel piatto, distribuirlo in una serata gioiosa come quella della Festa della Pastasciutta rinnova la promessa di futuro dei Cervi, anno dopo anno. Offrirla in oltre cento luoghi in simultanea, a decine di migliaia di cittadine e cittadini di ogni provenienza, età e storia, rappresenta una forza unica. Un capitale civile inestimabile nell’Italia di oggi.

Sollecitati da una cronaca balneare e inqualificabile, si discute proprio in questi giorni di antifascismo in Parlamento, di valori fondanti la nostra Costituzione. Un dibattito quasi mai all’altezza dell’oggetto. Soprattutto, esce nella sottocultura politica e sociale una “simpatia per il regime” sempre più dichiarata, un riflusso acido spesso apertamente razzista, antidemocratico, insofferente alla civiltà liberale. Più in generale, una accondiscendenza sempre meno latente verso il passato fascista. Che lo trasforma così in un eterno presente. La tendenza diffusa resta minimizzare, normalizzare, elaborare con un’alzata di spalle il più drammatico nodo storico del ‘900, cioè la nascita dei fascismo in Europa e nel mondo a partire proprio dal nostro Paese. Si completa il paradosso con una difesa del diritto di espressione, inneggiando a quella cultura fascista che della negazione della libertà di pensiero ha fatto il suo marchio di fabbrica.
Il dibattito continuerà, speriamo animato dalla responsabilità dei legislatori e dalla compostezza dei sinceri democratici. Il primo e più sincero contributo di Casa Cervi allo spirito del tempo è proprio la pasta antifascista, gesto ripetuto e diffuso, negli anni e nelle comunità sempre più numerose.

A chi ancora oggi difende il diritto di negare i diritti, perchè questo era ed è il senso ultimo del fascismo, noi rispondiamo con una festa di popolo. Libera. Aperta. Plurale.

I Cervi offrirono la pastasciutta anche alle camicie nere presenti in piazza a Campegine. Siamo certi che nessun fascista di ieri e di oggi sarebbe passato dalle carceri , dal confino per offrire a quelli che si erano opposti al regime un tozzo di pane. Forse è vero: siamo e resteremo diversi. Ma un piatto di pasta c’è anche per loro, ed è facile trovarla in Italia, il prossimo 25 luglio, nelle cento feste che costelleranno la memoria della caduta del regime.
Buon appetito antifascista.

ALBERTINA SOLIANI
Presidente Istituto Alcide Cervi

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