Blog a cura di Raffaella Ilari
con approfondimenti e interviste agli organizzatori, agli ospiti e al pubblico
del 18° Festival di Resistenza
La storia di Francesca e Maria nell’Italia operaia del 1969
Intervista a Laura Pozone
Di Raffaella Ilari
Una storia di formazione e amicizia al femminile, che racconta l’Italia operaia a cavallo tra gli anni ’60 e gli anni ’70, è “Dita di dama” tratto dall’omonimo romanzo di Chiara Ingrao che sarà ospite della serata. Anni difficili ma anche di grande gioia e felicità per le conquiste democratiche e collettive. Ne parliamo con l’interprete Laura Pozone che, insieme a Massimiliano Loizzi, ha curato anche l’adattamento e la regia dello spettacolo, prodotto dal Teatro della Cooperativa e Aparte Ali per l’Arte.
Dita di dama è la storia di due amiche, Francesca e Maria, ma è anche lo spaccato dell’Italia operaia negli anni che vanno dal 1969 ai moti di Reggio Calabria del 1972. Che cosa ci racconta e in che modo?
È vero, Dita di dama è la storia di Maria e Francesca ma anche di tante ragazze e ragazzi che in quegli anni stavano riscrivendo la Storia. Si racconta di quel periodo non come l’anticamera degli “anni di piombo”, del terrorismo e dei morti ma come di un periodo in cui si sono conquistati diritti fondamentali, benefici, frutto proprio delle battaglie di donne e uomini scesi in piazza a combattere in prima persona. Sono stati anni tra i più importanti della recente storia italiana. E lo si racconta anche con molta ironia perché, come tiene spesso a precisare Chiara Ingrao, in quegli anni si rideva e si rideva anche tanto!
Lo spettacolo è tratto dall’omonimo romanzo di Chiara Ingrao. Come avete realizzato l’adattamento teatrale?
Ho letto il romanzo quando è uscito nel 2009 e mi sono subito innamorata di questa storia e dei personaggi. Sono tutte persone così vere, così genuine…ed ho pensato che sarebbe stato bello, un giorno poter raccontare questa storia in teatro. Negli anni avrò letto e riletto il libro non so più quante volte… poi ho contattato Chiara, ci siamo incontrate, conosciute e piano piano la macchina è partita. Ho curato l’adattamento teatrale e la regia insieme a Massimiliano Loizzi. Ci siamo chiesti più volte “perché raccontare una storia così, oggi…”. Abbiamo stravolto alcune cose (pur rimanendo molto fedeli al romanzo), creato un personaggio nuovo e Chiara si è fidata, è stata davvero molto generosa nell’affidarmi le sue parole senza mettere paletti. Un giorno mi ha detto: “Adesso la storia è tua. Buon lavoro!”. Sono stata davvero fortunata.
Una storia, tutta al femminile, di formazione, d’amore e amicizia. Che tipo di femminile emerge da questa storia?
Credo che emerga una donna forte, indipendente, determinata. Emerge l’importanza del NOI e l’espressione UNITI SI VINCE si concretizza, diventa quasi palpabile. Queste donne, poco più che ragazzine, in realtà, si trovano a cambiare la Storia, sia personale che di tanti lavoratori. Tante conquiste sui diritti le dobbiamo a loro. Quindi donne vere, libere di decidere per se stesse ma sempre con lo sguardo verso l’altro.
Quale è la contemporaneità di questo spettacolo?
Ecco, si parlava di conquiste…ma su molte cose si sta tornando indietro. Se si pensa ad esempio al numero esagerato dei morti sul lavoro, dobbiamo prendere atto del fatto che non abbiamo fatto troppi passi in avanti in 50 anni. Quella della sicurezza sul lavoro è un’emergenza enorme eppure non sempre essere una priorità di questo Governo, anzi. Pensiamo anche al diritto elementare di poter andare in bagno liberamente sul posto di lavoro. Ancora oggi non è così in alcuni ambienti lavorativi, si deve avere un orario, un permesso… Con Massimiliano, come accennavo prima, abbiamo creato una figura che nel romanzo non c’è, una narratrice, che ha anche la funzione di riportare tutto all’oggi e forse anche di guidare il pubblico in questa storia e solo alla fine scopriamo chi è e perché sta raccontando di una vicenda apparentemente lontana. Invece, è tutto molto attuale. Un errore che non si deve fare è pensare che queste storie siano “cosa vecchia, superata”. Non è un argomento per nostalgici. Nello spettacolo si parla di dignità, lavoro, diritti. Come possono non essere attuali questi valori? Maria rappresenta le ragazze di oggi, le loro paure e le loro preoccupazioni, ma anche la loro forza e la loro voglia di riscatto. È un testo di formazione…una ragazzina timida che nell’arco di due anni diventa una donna.Credo che temi come diritti, dignità, solidarietà siano sempre contemporanei. Devono esserlo.
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