Martedì 27 agosto, presso l’Istituto Cervi a Gattatico (provincia di Reggio Emilia) è stata inaugurata l’undicesima edizione della Scuola di Paesaggio Summer School Emilio Sereni, che proseguirà fino al 31 agosto, con i saluti istituzionali di Albertina Soliani (Presidente Istituto Alcide Cervi), Ilenia Malavasi (vice-Presidente Provincia di Reggio Emilia), Mauro Di Zio (Vicepresidente CIA – Agricoltori Italiani).
Il focus principale della giornata è stata la lectio magistralis del prof. Stefano Zamagni, economista dell’Università di Bologna e Presidente della Pontificia Accademia delle Scienze Sociali, che si è soffermato sull’attuale condizione idrica mondiale: il 97% dell’acqua è salata, il 3% è dolce di cui un 1% è utilizzato dall’uomo, un contesto che, in previsione dell’aumento di 10 miliardi della popolazione mondiale per il 2050, potrà provocare conflitti, guerre e diseguaglianze.
Un problema sentito, tanto che l’ONU lo ha inserito come 6o obbiettivo strategico globale, complice anche il rischio di uno sviluppo agricolo incontrollato con gravi ripercussioni sull’inquinamento dell’acqua.
Una questione idrica che si pone anche in Italia dove viene disperso il 37% dell’acqua utilizzabile, mentre in Germania solo il 7%. Vi è il problema della mancanza di educazione civica all’utilizzo dell’acqua e la necessità di una consapevolezza del suo valore e della sua gestione che deve essere di sussidiarietà fra soggetti e enti diversi integrati fra loro: l’acqua è un bene comune.
Il prof. Zamagni ha quindi parlato dei tre tipi di sussidiarietà: verticale (dallo stato agli enti locali), orizzontale (società civile, associazioni e privato) e circolare (tutti i soggetti coinvolti nella tutela del bene comune). Proprio su quest’ultima si è voluto soffermare, come chiave di volta e di soluzione di questa situazione critica, con due esempi antitetici: il Trentino Alto Adige (dove vi è una condivisione e una consapevolezza comune fra cittadini, enti e istituzioni delle risorse idriche) e il dramma attuale dell’Amazzonia in fiamme, su un piano macro-mondiale, un problema che coinvolge tutto il mondo e non può essere gestito solo dallo stato brasiliano.
Una visione circolare che non è solo teoria, ma è insita nelle nostre stesse matrici culturali, nelle nostre città che hanno una predisposizione circolare, che possono essere intese dal latino come urbs, cioè come complesso di costruzioni materiali, ma anche come civitas, cioè come entità sociale e umana di comunità condivisa.
Rivitalizzare quindi queste matrici culturali per passare da un modello bipolare, (stato-mercato), a uno tripolare (stato-mercato-reti sociali di solidarietà): famiglia, cooperazione, associazionismo, per poi arrivare alla politica, con al centro il principio di reciprocità. Un seme di speranza per non far vincere i disfattismi e essere ottimisti con ragionevolezza e responsabilità, cioè prendersi cura e farsi carico dell’acqua e di conseguenza del mondo e del nostro futuro.
Per concludere il prof. Zamagni cita il poeta Rabindranath Tagore: “Non piangere quando tramonta il sole, le lacrime ti impedirebbero di vedere le stelle”.
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