In scena “Cide – I doni di Papà Cervi” di Maurizio Bercini

 

Il Teatro delle Briciole Solares Fondazione delle Arti celebra la Festa della Liberazione con un tributo ad Alcide Cervi e ai suoi sette figli, fucilati dai repubblichini agli albori della Resistenza, il 28 dicembre 1943, in quello che fu uno degli episodi più tragici della lotta partigiana. Il 25 aprile alle ore 16,  in diretta streaming dal Teatro al Parco sul canale Educativvu https://educativvu.it, andrà in scena “Cide – I doni di Papà Cervi”, spettacolo realizzato e diretto da Maurizio Bercini, scritto da Marina Allegri, nell’ambito delle attività teatrali dell’Istituto Alcide Cervi, che il Teatro delle Briciole Solares Fondazione delle Arti produce per la futura circuitazione nei teatri. La produzione è realizzata in collaborazione con Caracò.  Maurizio Bercini, tra i fondatori del Teatro delle Briciole, presidente della Giuria del Festival teatrale di Resistenza organizzato dall’Istituto Cervi, è anche interprete della nuova creazione con il musicista Fulvio Redeghieri. Questo sarà il primo appuntamento proposto da  Briciole/ Solares delle Arti in vista delle annunciate riaperture a cui ne seguiranno altri dal vivo durante la stagione estiva, previa verifica delle linee guida tecnico-sanitarie.

Pochi luoghi riescono, come Casa Cervi, a trasmettere il proprio genius loci con una forza che colpisce il visitatore come una scoperta interiore, la scoperta di un modo indimenticabile di essere uomini. Ciò accade quando le vicende di una famiglia assumono un valore simbolico e affettivo per la collettività, al punto da trasferirsi nelle pietre e negli oggetti di una casa. Maurizio Bercini e Marina Allegri cercano, attraverso la lingua del teatro, di dar voce alle immagini che nutrono la memoria di quel luogo speciale, e lo fanno attraverso i doni che nel corso degli anni sono stati inviati da ogni parte del mondo ad Alcide Cervi. Papà Cide, sopravvissuto già settantenne alla fucilazione dei figli, è stato protagonista attivo della vicenda esemplare di una famiglia contadina che guardava avanti, unendo profonde innovazioni nelle tecniche di coltivazione e allevamento a una lotta tenace contro le ingiustizie sociali.

La corrente di tensione che passa tra i ricordi e un luogo ha qualcosa di sottilmente comune a quella che può passare tra gli oggetti e il teatro, quando esso si avvale degli strumenti espressivi del teatro di figura. “I luoghi hanno ricordi, cicatrici, ferite che aprono verso il dentro e verso il fuori, spiragli da cui la Storia può filtrare e il futuro incanalarsi”, dicono Allegri e Bercini. “In fondo perché commemoriamo? Perché il nostro spirito si consolidi, ricordando momenti di valore, perché si nutra di momenti di eroismo. Il nostro impegno è per la nuova generazione e la costellazione di adulti che inevitabilmente disegna intorno a sé, nel cielo di una storia da ricordare e continuare a scrivere”.In scena ci sono due padri. Ciò che li unisce e ciò che li divide è lo spunto di questo “incontro”. I figli, la patria, la lotta, ma anche il cibo, la curiosità, i doni. A papà Cide negli anni sono stati inviati i doni più disparati. “Lasciare doni è una pratica umana antica, una vicinanza laica a qualcosa che non c’è più ma che senti forte nelle ossa quando cammini nella Casa che fu dei Cervi”, spiegano Allegri e Bercini. “Ti senti parte di una fratria dalle radici molto profonde. Il nostro spettacolo vuole essere un piccolo dono a questa fratria, al nostro sentirci fratelli di famiglie diverse, ma semi della stessa quercia”.

 

Foto di Salvatore Lento

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