“Cari Amici” di Albertina Soliani – 5 aprile 2023

«Cari Amici,
il mistero ci sovrasta, non bastano le parole per dirlo. Il mistero del bene e del male, e del loro conflitto.
È la nostra drammatica condizione.
Si vive: la vita e la storia, il quotidiano e il tempo del mondo, i dintorni di casa nostra e le terre lontane, la politica in Italia e la geopolitica. Tutto nello stesso tempo, nella nostra stessa vita. Tutto e tutti connessi.
Stanno insieme il dolore e la gioia, ti domandi come è possibile. Chi contiene il tutto? Chi può reggerlo? È tale la complessità, e la velocità, che si è persino tentati dall’indifferenza.
È mistero, e dramma, la disumanità che sta avanzando, nel macro e nel micro. È mistero il mondo, è mistero la storia, è mistero la vita.
C’è sempre un oltre, che non sai dire.
E se, invece, in questo crogiolo fosse “la scelta” a dare significato, e valore, a noi stessi e al mondo? Noi siamo ciò che scegliamo di essere, e ciò che noi siamo riguarda non solo noi ma gli altri, specialmente le nuove generazioni. Ricadono su di esse le nostre scelte di oggi.
 
Scelsero, 80 anni fa, anche per noi.
Nel turbine di allora, nell’ora così buia della storia, scelsero di resistere.
Oggi scelgono di resistere, quasi allo stesso modo, in Ucraina, in Myanmar, in Iran, in Afghanistan, in Kurdistan, e in altri luoghi. Soprattutto le donne, e i giovani.
Di nuovo il duello, pasquale, tra la vita e la morte, tra le tenebre e la luce, tra il tradimento e il dono di sè, tra la passione e la resurrezione.
 
Mi domando come possa oggi, chi è ai vertici della Repubblica, non riconoscere la scelta di allora, il valore di quel dono di sè, di migliaia di donne e uomini antifascisti, resistenti, che ha cambiato il corso della storia. Alla fine fu la scelta di tutto il popolo.
Tutto è così drammatico, oggi, sulla scena; sotto le vesti della banalità delle parole e dei gesti, non sai inconsapevoli o strumentali. L’antifascismo è stata la scelta che ha scolpito la Repubblica, ha scritto la Costituzione, ha restituito umanità là dove era dilagata la disumanità. Ha aperto un mondo nuovo.
Per questo il 25 aprile è festa, festa per tutti, festa nazionale. Si canta Bella Ciao in tutto il mondo.
Se non si rispetta la volontà di un popolo sovrano che con la resistenza ha riscattato la propria dignità, non si è adatti a governarlo, tanto meno a rappresentarlo. Si possono anche vincere le elezioni, ma si resta perdenti per sempre nella storia. Riconoscerlo è verità, il resto è menzogna.
Questo è il 25 aprile. Questo dicono i luoghi verso i quali spontaneamente si dirigono i passi di quanti si sentono eredi di quella generazione e di quella stagione che ha cambiato il destino del mondo.
Questa è l’identità nazionale, così sentita e manifestata dal Presidente della Repubblica Sergio Mattarella. Questa è l’identità europea, da Ventotene in poi, come ben sapeva David Sassoli.
 
Cari Amici,
è oggi per noi il tempo della scelta, quella stessa scelta. Lo viviamo a Casa Cervi,
mentre quest’anno prepariamo un 25 aprile lungo fino al 1° maggio. La stessa radice, lo dice la Costituzione all’Articolo 1. Lo vivremo per tutto questo periodo, dal 2023 al 2025, l’80° della Resistenza e della Liberazione.
La generazione di oggi di nuovo deve difendere la democrazia, realizzare la Costituzione, fermare le guerre, costruire la pace. Tutto è così chiaro, e così urgente. Una grande consapevolezza democratica dovrebbe uscire da ogni luogo, specialmente dalle scuole, dalle università, dalla cultura, dai luoghi di lavoro.
Quanto più i capi sono inadeguati alle sfide, tanto più tocca al popolo segnare la rotta. Sono i popoli che fanno la storia, è sempre stato così. Pagando qualche prezzo, a volte altissimo.
La risurrezione è certa, nel mistero del dolore.
Ormai non distinguo più tra la Pasqua e il 25 aprile, qui in Occidente o là in Myanmar.
L’altro giorno mi sono collegata con Phyu Phyu Thin, cara amica e parlamentare in Myanmar. Ora alla macchia. Prima ha fondato un Centro per i malati di AIDS, adulti e bambini, ora è un generale delle brigate ribelli. Vive nella foresta, sotto una tettoia di bamboo. A volte dorme sotto gli alberi, e i bombardamenti. Vedendola le ho detto: “La tua casa è senza pareti”. Mi ha risposto: Così il mio cuore vede meglio tutte le persone là fuori”. I rifugiati sotto i bombardamenti, mi dicono che mangiano parti dei bamboo.
Resistono, ormai da più di due anni.
Questa è la politica che resiste per amore della democrazia.
Resiste Aung Sun Suu Kyi, nel carcere di Naypyidaw. Medita e prega, due ore ogni mattina.
Questa è la politica che resiste, per amore della democrazia.
Gli studenti universitari del Myanmar fabbricano droni con le loro  mani per resistere alla dittatura militare.
Questa è la politica che resiste, per amore della democrazia.
E noi?
 
Cari Amici,
è sempre la stessa cosa. Come diceva Me Soe, la sorella di Lucky, nel suo spirito buddhista: c’è amore in ogni cosa, e tutte le cose sono la stessa cosa.
Questa è la Liberazione, e la Risurrezione, oggi. La stessa cosa. In ogni luogo.
È l’amore che governa il mondo.
Non per elezioni, ma per scelta.
Nel buio del presente, una lampada resiste, è luce per i nostri passi (Salmo, 118).
È anche la luce della memoria.
Non lasciamo che si spenga.
Un nuovo cammino per l’umanità è possibile.
Fratelli tutti, dice Papa Francesco.
Non verrà da sé, attende solo che noi lo viviamo.
E saranno davvero cieli nuovi, una nuova terra.
È questa l’ora della nostra responsabilità. La stessa di sempre.
Cambiamenti epocali stanno attraversando il mondo. Viviamoli. Con amore. È la lezione più importante che la storia umana, specialmente quella del Novecento, ci ha consegnato.
La storia nuova, di questi anni, di questo secolo, la stiamo scrivendo noi.
Buona Pasqua.
Buon 25 Aprile.
Vi aspetto a Casa Cervi.
Quest’anno diciamo: “Resistenza, femminile plurale”.
Saranno sul palco donne che resistono nei vari paesi del mondo.
Vi aspetto.
 
Albertina»

Casa Cervi, 5 aprile 2023

Albertina Soliani
Presidente Istituto Alcide Cervi

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«Stanno dominando la scena i pochi potenti, violenti, non interessati alla democrazia. Dominano il potere incontrollato, il denaro e la finanza, le disuguaglianze e il venir meno dei diritti. Interi popoli sono oppressi e devastati. Le Resistenze ci sono, specialmente con giovani e donne. Finito l'equilibrio del secondo dopoguerra, non si intravvede un nuovo equilibrio, una prospettiva di pace. Almeno ci fosse il dialogo, e il cessate il fuoco nelle terre in conflitto.»